“Namaste! Ben arrivati.Sarò io la vostra guida.”La mia prima volta in
Nepal,tempo fa.
Avevamo trovato ad accoglierci all’aereoporto il lama tibetano, avvolto nelle sue vesti porpora ed arancio. Ci avrebbe accompagnato nel nostro viaggio, interprete speciale di un’esplorazione in un paese che sembrava appartenere ad un'altra epoca. Aveva un volto senza età, il tempo sembrava scorrere come una carezza senza lasciare segni incisivi su di lui. Manteneva l’entusiasmo per le piccole cose come un bambino unita alla sapienza di un asceta e aveva due grandi occhi gioiosi capaci di scrutare nel profondo con la leggerezza di un sorriso. Sedeva rilassato sul duro pavimento di un monastero tibetano a Bodnath, pittoresco villaggio in prossimità di Kathmandu, capitale del
Nepal e mentre parlava con voce calma, ci trasportava in un mondo di colori forti e accesi, di sapori speziati, di aromi intensi, accompagnato dal ritmo gutturale dei
mantra tibetani. Fu così che la nostra guida ci condusse in un itinerario dove la bellezza del
paesaggio si mescolava agli insegnamenti spirituali.Avevano il gusto morbido di pillole di saggezza. E scivolavano lievi come le nuvole che lambivano le vette innevate della catena himalaiana che ci circondava.
“ Amorevolezza, tolleranza, compassione, gentilezza, questi sono gli ingredienti per la pace nel
cuore” ci diceva lama Kharma mentre passeggiavamo intorno al grande stupa di Bodnath. Dall’alto della sua cupola i grandi occhi di Buddha disegnati sembravano seguirci con lo sguardo.Gli stupa sono monumenti in onore di Buddha, eretti originariamente per conservare le sue reliquie, che col tempo hanno però assunto un significato più complesso. Nella struttura dello stupa sono rappresentati gli elementi simbolo della filosofia buddista: la base rappresenta la terra, la guglia il fuoco, la cupola si riferisce all’acqua, l’ombrello l’aria, il pinnacolo l’etere. L’universo, la sua forza e la sua potenza racchiusi nell’opera dell’ingegno dell’uomo. Continuavamo a camminare in senso orario, come insegna la tradizione, intorno al grande monumento bianco ornato da bandiere colorate , simbolo del paese, insieme ad una moltitudine di nepalesi e monaci tibetani,che sorridevano, genuini, autentici, Contenti di niente, forse solo di esistere, nonostante la palese povertà. Cominciavamo a capire che era proprio questa l’anima del Nepal: il
sorriso che proviene dal cuore.Questa freschezza d’emozioni la ritrovammo un po’ dappertutto nel nostro itinerario in questo magico paese.Nel s
orriso dei bambini e delle donne che intessevano tappeti dai mille colori e disegni a Patan,
conosciuta storicamente come Città della bellezza e situata nella grande valle di Kathmandu.
Città di grande fascino con l’ampia piazza di Durbar Square ingioiellata da templi induisti che si apre ad una serie di caratteristiche stradine che conducono ai sempre suggestivi stupa.
Negli occhi degli abitanti di Bhaktapur, chiamata anche Città del riso, in cui l’architettura medioevale si mescola con gradevolezza a edifici dei tempi moderni e dove decine di bancarelle con manufatti d’artigianato in legno donano una nota briosa all’atmosfera del paese carica di suggestioni del passato.Negli aquiloni che solcano con allegria soprattutto in autunno il cielo di Kathmandu, vera e propria metropoli caotica e con alto tasso di inquinamento atmosferico, che conserva però il calore gioioso dell’animo nepalese.
Nei colori vivaci delle tempere naturali con cui si dipingono i tessuti e che appaiono come un
arcobaleno improvviso in prossimità dei templi induisti.Persino nello sguardo indolente degli animali, mucche e vitellini, che camminano tranquillamente nelle strade fianco a fianco di grande e piccini, incuranti del traffico, placidi e sempre presenti nel quadro a tinte brillanti della vita nepalese.
E ancora nella dolcezza del tramonto a Pokara, ridente villaggio ai piedi dell’Annapurna, lambito
dal lago Phewa Tai. E’ il punto di partenza di molti percorsi di trekking sulla catena montana e si respira un’atmosfera più frizzante e vacanziera con decine di ristoranti e negozietti di attrezzatura sportiva che si affacciano sulle vie del lungolago. Durante i percorsi di montagna si incontrano piccoli villaggi abbarbicati sulle rocce. “ Namaste, namaste, benvenuti ” si sente dappertutto.
Gli abitanti accolgono i turisti con la consueta affabilità. Nonostante i segni sui volti delle fatiche
per la quotidiana sopravvivenza hanno mantenuto un’ indole gentile e un genuino desiderio di
comunicare, di aprirsi a popoli diversi accomunati da uno spirito di concordia.
“Si può veramente ritrovare la serenità interiore, basta volerlo realmente” questo semplice insegnamento che il lama Kharma continuava a ripeterci durante il percorso insieme era testimoniato dall’armonia che avevamo visto durante le nostre visite. Un morbido senso di pace in una realtà esteriore particolarmente aspra.
“ Serbate dentro di voi un senso di amorevolezza e fatelo germogliare negli altri cuori nel vostro paese, è un augurio per tutti!” così ci salutò il nostro amico lama alla partenza, con il suo consueto sorriso.
E “Namaste “ a tutti voi gentili lettori, con questo
petalo dal Nepal che ci fa condividere la bellezza e la gentilezza che si scopre in questo bellissimo paese.
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