Balletto Nazionale di
Cuba
Un pubblico
napoletano folto e caloroso ha accolto
il Balletto Nazionale di Cuba in scena al san Carlo di Napoli. La
compagnia che nasce all’Avana nel 1948 grazie a Alicia Alonso , ballerina e
coreografa di fama mondiale, una delle personalità più rilevanti nella storia
della danza, esprime sul palco lo
spirito gioioso del paese trasmettendolo agli spettatori che contraccambiano
con frequenti applausi.
Un bosco
magico in un’atmosfera surreale e
la malia delle note di Chopin fanno
da sfondo al primo balletto: le “Silfidi”con
la coreografia di Alicia Alonso e tratto dall’originale di Mikhail Fokin con il
quale l’artista cubana ha lavorato direttamente realizzandone il montaggio per
il balletto Nazionale di Cuba. Le Silfidi , spiritelli dell’aria, figure
romantiche ed evanescenti sono interpretate con grazia dalle danzatrici cubane
che si muovono con morbidezza e sincronismo.
Leggeri e sinuosi Anette Delgado e Alejandro Virelles, nel pas de deux ci trasportano in un mondo di fiaba in cui la crudezza
della realtà scompare per lasciare spazio alla dolcezza del sogno, alla ricerca
romantica dell’ideale femminile.
Diversa
l’ambientazione del brano “Elegia per un
giovane –in memoria di Fabio Di Celmo”con
le musiche di Antonio Vivaldi e la scenografia di Alicia Alonso.Qui i toni sono
più decisi e intensi, i passi dei ballerini sono pieni di vigore, elastici,
acrobatici. Prevalgono emozioni forti a sottolineare la drammaticità di un episodio di cronaca nera,la morte di un
giovane italiano Fabio Di Celmo vittima
di un atto di terrorismo all’Avana, da cui prende spunto il balletto . I valori
morali e umani sono rappresentati da personaggi simbolici , il mago il
domatore, gli acrobati , il pagliaccio. L’impressione è quella di un quadro
vivente che comunica con la voce del movimento , pennellate di colore a ritmo di danza.
L’ultimo
titolo in programma è “Didone
abbandonata” con musiche e libretto di Gasparo Angiolini sulle linee guida dei poeti Virgilio e Metastasio. Con questa toccante
scenografia la Alonso, che a sua volta era stata interprete d’eccezione nel
ruolo di Didone, ha ottenuto il Premio della
Critica di Danza al XIV Festival Internazionale di Edimburgo nel 1991. Tragico
è il destino della regina cartaginese
Didone, già vedova di Sicheo .Innamoratasi del giovane Enea, non regge
al suo abbandono e non trova altra via
che il suicidio. Vivide le scene, intense le interpretazioni del corpo di
ballo,dei primi ballerini Viengsay Valdés in Didone, Elier Bourzac in Enea, e
del re moro ballato da Josè Losada.
Una Alicia
Alonso visibilmente emozionata si è affacciata sul palcoscenico in chiusura
dello spettacolo. Napoli è da sempre nel suo cuore e questo spettacolo
rappresenta la sua rentreè nella città partenopea dopo trent’anni, così sentita
da donare al museo del San Carlo ( durante un incontro nel foyer del teatro il
23 novembre) le sue scarpette, con cui
aveva ballato “Giselle” nel 1953. Il Festival della Danza, curato e voluto
dalla Direttrice Alessandra Panzavolta si conclude quindi con un dono prezioso
che unisce genti e paesi diversi attraverso una comune emozione e con l’augurio di nuove interessanti iniziative .