venerdì 19 dicembre 2014

LA VERA STORIA DI OMERO, L'OSSO DEL MISTERO

" Luigi,voglio farti un regalo..."
" Un regalo?"
"Sì, una mascotte"
"Ma io sono un adulto, non un bambino"
"E allora? Da ortopedico dimmi :qual'è il tuo osso preferito?"
" L'omero, l'osso della spalla..."
" Bene allora basta spostare un accento e con un pò di fantasia prende vita Omero, l'osso del mistero, un pò poeta un pò investigatore..."

Ecco come  parte la  storia di Omero, l'osso del mistero, da un'idea nata per amore e con amore.
E poi  prendono forma i disegni che danno vita al racconto fantastico in cui i protagonisti sono Ossetti.
"Hai mai avuto un osso per amico ?" Chiedo ad un bambino che mi guarda in silenzio, con occhi curiosi.
"Presto lo avrai", ormai la fantasia è al galoppo.
Christian e  Maurizio trasformano le parole in colori e immagini alla Walt Disney.
E poi si unisce la parte educativa con la rubrica "Salute in spalla" per avvicinare le famiglie ai temi della salute e della prevenzione.Se si interviene sin da piccoli nella cura delle ossa, della postura, si evitano problemi più gravi da grandi.
"Luigi pensaci tu...sei o non sei il medico dell'osso ?"

E poi ancora inizia l'avventura del crowdfunding con l'aiuto di Maurizio ed Anna,per rendere reale l'idea, un modo nuovo di coinvolgere i social network su un progetto educativo e divertente dai risvolti sociali. Roberta e tanti amici ci danno una mano, sono tutti nel nostro cuore.

E poi si realizza il libro, e va ai sostenitori del crowdfunding, viaggia nelle scuole di Napoli come dono per insegnanti e bambini..
"Il libro è bello, portiamo in libreria" dice Piero l'editore.
E arriva anche sugli scaffali in  libreria in una prima edizione in tutta Italia...e poi?
Chissà come continuerà il percorso del piccolo buffo Ossetto Omero, nato per amore...
Amore,Fantasia, Solidarietà e Amicizia continuano ad accompagnarlo.
Grazie ancora a tutti gli amici che ci hanno sostenuto nel progetto.
Buon Natale da Omero, l'osso del mistero..


martedì 16 dicembre 2014

MI CHIAMO ANGELO..UNA STORIA CHE POTREBBE ESSERE LA NOSTRA


“Mi chiamo Angelo,ho spalle forti, braccia muscolose e due gambe d’acciaio. Non è un modo di dire. Le mie gambe sono ormai le ruote della sedia a rotelle che da due anni è diventata la mia amica del cuore, sorella, madre, direi quasi compagna di vita.
Non voglio pietà o commiserazione, sono un tipo orgoglioso, dinamico e continuo ad esserlo. L’incidente in moto che ha segnato il corso della mia vita non ha cambiato o piegato il mio carattere. Anzi , ogni nuova esperienza è  una sfida con me stesso. Ma l’affetto e lo sguardo di simpatia di chi mi sta vicino sono ingredienti fondamentali per aiutarmi ad accettare questa condizione difficile.
Scale, mezzi pubblici, posta , musei, ristoranti, cinema, teatri sono diventati ostacoli quasi insormontabili. Che fatica! E quanta indifferenza condita con  melensa curiosità. Sguardi furtivi che cercano con indelicatezza tracce di sofferenza e disperazione sul mio viso.
“ Anche io ero così….prima? “
Angelo sfogliava nei ricordi antecedenti l’incidente. Non si era mai posto il problema della  malattia, né tantomeno della disabilità. Non era un “indifferente”, semplicemente non aveva mai pensato che sarebbe potuto toccare a lui. Essere autonomi era un diritto imprescindibile, una condizione essenziale della sua esistenza. Così la pensava.
“ E ora?  Quando seppi che non avrei mai più potuto camminare pensai ad uno scherzo crudele. No, non poteva capitare a me, avevo vent’anni, tanti sogni, tante idee da realizzare. Perchè’??????E poi….Mi abbandoneranno? Nuvole fosche di ansia  e timore avevano ormai oscurato il mio sole. Non è stato facile cacciare via le nuvole e ritrovare la luce, il calore, il profumo di piccoli istanti di gioia. No, non mi hanno abbandonato. Almeno non tutti. Le persone che mi amavano veramente mi sono state vicino, con delicatezza, senza ferire il mio orgoglio e la mia sensibilità acuita dal dolore. Non sono state rose e fiori, ma ce l’ho fatta. Ho ripreso ad  ammirare  il colore del cielo, a gustare i sapori,gli odori, l’energia positiva ha incominciato a riempire di nuovo la mia vita. Tutti possiamo farcela.”
Il mio primo incontro con la sedia a rotelle fu devastante. Non potevo credere che avrei passato il resto della mia vita su quella “cosa”. Quando mi avvicinarono tentai di allontanarla da me con la potenza delle mie braccia muscolose. Esplosi in tutta la rabbia che covavo per quell’ingiustizia che  mi era capitata. E poi scoppiai in un interminabile pianto. Lungo, salato ma liberatorio. Capii che se avessi continuato con quell’atteggiamento comprensibile ma distruttivo non sarei andato da nessuna parte. Sembra un gioco di parole ma era la realtà. E allora cercai di amarla quella “cosa”, detestabile ma assai preziosa. Addirittura la feci dipingere di arancio il mio colore preferito, il colore dell’energia e del sole. Certo non passavo inosservato e poi ero visibile anche con il buio….In breve tempo imparai ad usarla e d apprezzarla; ormai quella “cosa” era diventata le mie gambe, la mia possibilità di autonomia. E poi così ero diventato la mascotte del quartiere. Non andavo più di fretta, inscatolato in mille impegni, ogni minuto scandito dal ticchettio del mio orologio interno. Non potevo più farlo. Ma questo, scoprii più tardi quando la marea di tristezza stava lentamente scomparendo dal cuore, era senza dubbio un vantaggio. Anzi un’opportunità. Incominciai a conoscere le persone intorno a me, non solo un saluto e via, ma uno sguardo profondo, un sorriso, un parlarsi per entrare in una reale sintonia. Il giornalaio mi aggiornava di quello che succedeva nel quartiere, con il fruttivendolo parlavamo di coltura biologica, al caffè ero sempre il benvenuto. Piccole sfumature di gioia nella giornata. C’era anche chi ti sbarrava la strada, chi andava di fretta e ti urtava senza neanche chiedere scusa, sgarbi quotidiani a cui  col tempo imparai a non dare peso. E poi scoprii altre persone come me, compagni di viaggio in quel nuovo universo dove eravamo precipitati senza un’apparente ragione. C’era Renato, il ragazzo sordo muto e la ragazza cieca. Cecilia si chiamava. Abitavano vicino a me ma prima dell’incidente non avevo mai saputo della loro esistenza. Incominciammo a darci appuntamento nel bar sottocasa e si creò fra di noi una vera e propria rete di solidarietà e amicizia…..
Con il tempo avevamo esteso la rete di amici  “ diversi” e insieme avevamo coniato una parola d’ordine per il nostro nuovo gruppo : sorriso. Era diventata la nostra bandiera, non potevamo scordarci di sorridere. Era l’antidoto all’amarezza di ogni momento scolorito, dove ti assaliva la tristezza  e la disperazione. Ho imparato a sorridere. Prima lo facevo poco. Lo consideravo una sorta di lusso superfluo. Ma poi ho capito che il sorriso è la porta di comunicazione con l’anima, con la propria e con quelle intorno pronte a sintonizzarsi. E’ contagioso..
Continua..

Ho incominciato a scrivere questo romanzo un anno fa..ora l'ho terminato ed è diventata una storia piena di passione, tenerezza e fatti imprevedibili... 
Angelo è nella mia anima e ora è arrivato il momento di  farlo volare: cosa ne pensate?

mercoledì 3 dicembre 2014

ANCHE NOI IN SCENA:INSIEME PER I BAMBINI AUTISTICI

Ciao mi chiamo Luigi e tu?
Silenzio.
Giochiamo insieme?
Silenzio.
La vuoi una caramella?
Silenzio.
Ma cosa sei un guscio di noce?
Un bambino autistico spesso non ha voce, sta in silenzio, isolato e perso nel suo mondo. Fa tristezza, ma non è una condanna, si può aiutare.

E' questo l'obbiettivo del progetto "Anche noi in scena": il primo laboratorio teatrale per autistici ideato dal centro ricreativo-educatico Il villaggio di zio Pino, di Castellammare di Stabia (NA), un laboratorio teatrale di 8 settimane realizzato con bambini autistici da operatori professionisti ed attori, coinvolgendo come attori e sceneggiatori i bambini.
L’autismo è un disturbo che accomuna milioni di ragazzi e famiglie in tutto il mondo, compromettendo la capacità immaginativa, la comunicazione e l’interazione sociale. E’ un disturbo complesso, poco conosciuto e trattato spesso in modo inadeguato tanto da generare a volte una maggiore chiusura dei bambini. Giocando i bambini si esprimono, imparano e socializzano. Il teatro come linguaggio espressivo consente al bambino di esprimersi in modo completo lavorando sul modo d'esprimersi, sul corpo e sull’integrazione.
Come aiutare il progetto? Partecipando al crowdfunding, cioè ad una colletta sociale per finanziarlo.
Basta fare una piccola donazione on line su: http://www.eppela.com/ita/projects/1639/anche-noi-in-scena entro fine dicembre.
Un bel regalo per Natale, in punta di piedi e con amore sotto l'albero dei bambini autistici puoi esserci anche tu.

lunedì 1 dicembre 2014

I Bambini di Scampia

Vele che urlano al cielo storie di disperazione,bambini che ti guardano con un sorriso pieno di entusiasmo e  stupore. Voglia di scappare, rabbia che esplode e frantuma le coscienze, voglia di rimanere, di crescere, di crederci ancora e trasformare quel dolore pungente in un germoglio di pace.
I due volti di Scampia che grazie alla iniziativa  di ICWA, l'Associazione Italiana Scrittori per Ragazzi di cui faccio parte, abbiamo avuto la possibilità di guardare.
I bambini e i ragazzi che abbiamo incontrato nelle scuole e al Centro Hurtado avevano una luce che brillava  negli occhi. Una luce che esprimeva il desiderio  di conoscere, di imparare, di leggere, di creare, ma sopratutto di affermare con orgoglio " Noi siamo di Scampia e ci crerimm". Ci crediamo e sconfiggiamo l'anatema che ci ha colpiti. Come? L'antidoto c'è.  Abracadabra... eccolo qua. Una manciata di forza per sviluppare l'energia e l'autostima e poi aggiungiamo una zolletta di speranza, pensare positivo fa bene, e un pizzico di fantasia che colora la giornata e tutti i mali porta via.
 E noi vogliamo raccontare questo di Scampia, con  un lungo filo di note che rimbalza per l'Italia e raccoglie la musica dei racconti dei bambini....

Grazie ai Presidi e agli insegnanti delle scuole Virgilio4, E. Montale,S.Pertini, E.Morante, al Centro Hurtado, ai genitori.Grazie al Comune di Napoli, al Colonnello Tirino, a  Tiziana, Manuela, Roberto, alle due Anna, Barbara, Daniela, Marco, Michele,Claudia,Giuliana, a tutti gli autori,  e a tutti i sostenitori di "Scampia storytelling". E un grazie speciale ai bambini  per averci raccontato, con quella luce negli occhi, la vostra storia.Torneremo.